Andiamo a scoprire una nuova opera della letteratura gialla con la collana Oltreconfine della casa editrice Le Assassine. Questa volta vi facciamo conoscere Amnesia e la sua autrice Patricia Walter.

Tiziana, domanda di rito: parlaci della scrittrice e di come sei venuta a conoscenza di questo thriller psicologico.

“Studiare statistica può essere una cosa da pazzi, ma aiuta a scrivere.

Statistica vuol dire logica, e qui c’è già un legame con la scrittura. L’importante in un thriller psicologico è infatti la logica, poter alla fine riprendere tutti i fili della storia e spiegarne in modo convincente i segreti senza tirare le conclusioni per i capelli.”  Patricia Walter

Ho voluto riportare qui una frase della scrittrice che ha una formazione scientifica, perché mi sembra importante per capire il personaggio e il suo approccio alla scrittura e, nello specifico, al thriller che deve funzionare fino alla fine. Direi quindi che Patricia Walter è una scrittrice che ha una punta di diamante al posto della penna e che con questa incide senza sbavature nella storia che ci racconta, proprio perché non perde mai il filo logico della trama. Ecco dunque il biglietto da visita dell’autrice, che tra parentesi con questo romanzo ha avuto la menzione al Festival Giallo Garda 2019.

Prima di conoscere la scrittrice ho conosciuto la casa editrice che l’ha pubblicata con successo in Germania: la Bastei Lübbe. Era uno dei primi libri che pubblicavamo come CE e ci ha fatto molto piacere che una casa editrice così importante cedesse a noi i diritti per la pubblicazione in Italia. Patricia Walter aveva già scalato le classifiche dei thriller psicologico su Amazon in Germania e anche i suoi successivi libri hanno una nutrita schiera di fan per la disinvolta abilità con cui lei riesce a costruire un intreccio complesso e convincente, nel quale logica e padronanza della trama sono elementi essenziali. Sa addentrarsi con maestria all’interno del mondo emotivo del suo personaggio: lo esplora, lo stravolge, se ne fa beffe, mentre riserva ai propri lettori un’indagine appagante e ipnotica.

La protagonista, Zoe, invece, chi è?

È una donna fragile e nello stesso tempo forte, perché nonostante l’amnesia da cui è afflitta la porti sempre più a sprofondare in un incubo e metta a repentaglio la sua stessa esistenza, riesce a un certo punto con uno sforzo di volontà incredibile a scuotersi e, nonostante la mancanza di appigli con la realtà, a impadronirsi nuovamente della propria vita. Come una guerriera, percorrendo una strada difficile e dolorosa, sa ricostruire il proprio equilibrio fino ad arrivare alla liberazione finale.

 

Interessante il tema dell’amnesia, che non solo dà il titolo all’opera ma ritorna ricorrendo a un espediente narrativo comune in letteratura e cinematografia…

Sì, l’amnesia è un tema interessante e si presta a essere indagato sotto molti punti di vista, non per niente è stato oggetto di studio a Urbinnoir dello scorso anno, dove sono stata invitata per presentare questo romanzo. L’amnesia è uno strumento difensivo, potremmo dire, serve a rimuovere ricordi spiacevoli, crea dei vuoti di memoria causati da traumi psichici (dovuti a fenomeni di portata storica e dunque collettivi o a eventi personali), ma anche da deficit neurologici (la malattia di Alzheimer e altre forme di demenza). Trovo che Patricia Walter, dando questo handicap iniziale alla sua protagonista, abbia messo le basi per costruire una storia che tocca una delle nostre paure più profonde: immaginiamo infatti di muoverci nel mondo senza più appigli, senza nessuno su cui fare affidamento, perché le persone che ci circondano risultano estranee o ambigue. Personalmente credo che poche altre condizioni possano suscitare una paura più forte della perdita della padronanza sulla propria esistenza.

Qui, peraltro, i nemici di Zoe sono doppi: da una parte coloro che le nascondono la verità, dall’altra il tempo, che inesorabilmente scorre e le rema contro nel suo disperato tentativo di venire a capo del mistero che l’ha sconvolta. È per questo che la critica ha definito la protagonista “un personaggio che nella sua fragilità sentiamo vicino”.

“Brividi, tensione, addirittura la voglia di andare all’ultima pagina per scoprire la verità e leggere senza stress” è stato detto di questo libro. Con quale stile la penna di Patricia Walter è riuscita a entrare nel vissuto psicologico dei personaggi trascinando il lettore in una sorta di vortice?

Direi che Patricia Walter è una maestra del thriller page-turner, infatti come ha scritto qualcuno in una recensione “non riesci ad abbandonare il suo romanzo fino alla fine, cattura dalle prime righe e non molla più fino alla conclusione. È uno di quei romanzi che non si fanno lasciare, devi assolutamente arrivare alla parola fine nonostante l’ora tarda, o il cane da portare a spasso, o il marito che protesta per la cena in ritardo”. 

Credo che lei abbia sapientemente dosato la suspense, usando la fine di ogni capitolo come un link a quello successivo. Letto un capitolo nasce infatti subito la domanda “e poi che succede?”. La trama complessa si compone inoltre di molti fili e il lettore deve arrivare all’ultima pagina per vederli riuniti nella soluzione finale che non lascia delusi, perché tutto torna come in un’operazione matematica svolta correttamente.